101 storie zen by David Santoro e Lorenzo Casadei

101 storie zen by David Santoro e Lorenzo Casadei

autore:David Santoro e Lorenzo Casadei
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2014-07-15T04:00:00+00:00


59. Zen e metafisica

Il maestro era seduto di fronte alla parete bianca. Mi sedetti vicino a lui, in silenzio. Restammo immersi in contemplazione per diverse ore. Il muro, che prima mi sembrava vuoto e uniforme, mi mostrava mille piccoli particolari nascosti: una piccola crepa, una macchia, un ragnetto. Potevo gustare distintamente ogni minimo mutamento della luce. Poi, improvvisamente il maestro disse: «La pratica è la Via e, al tempo stesso, la meta. Una scalata verticale, rimanendo immobili, lungo la spina dorsale del mondo e oltre. Un’impresa eroica, metafisica, che si svolge nella terra. Lo spirito nel corpo, il corpo nello spirito, contenuti l’uno nell’altro, fino all’apparente paradosso della realizzazione discendente, bodhisattvica».

«Impresa metafisica»… le parole dell’abate mi fecero riflettere a lungo. Uno dei fraintendimenti più diffusi sullo zen buddhista è pretendere che esso sia antimetafisico. Lo si costringe così in un’angusta dimensione cosmologica o, peggio, psicologica. Vano il riferimento all’ontologia occidentale. Impossibile oggi chiarire cosa sia la metafisica senza tirare in ballo la viva sapienza orientale, poiché essa non ha nulla in comune con il filosofeggiare contemporaneo. Non è una categoria del pensiero.

I sensi non la possono cogliere, né la ragione comprendere. Scienza di ciò che va al di là della fisica. È rigorosa ed esatta, come la matematica, ma può essere realizzata solo grazie all’intuizione intellettuale, al di là del pensiero discorsivo. Il koan nello zen rinzai, la parete bianca nello zen soto, hanno lo scopo di permettere quest’intuizione. Intraprendere la via metafisica coincide con il tentativo di superare il regno della forma, quindi anche del discorso e della parola. Essa risponde agli interrogativi supremi, l’origine, la fine, il rapporto tra l’assoluto e il relativo, tra vuoto e forma e solo grazie a questa conoscenza gli esseri umani possono orientarsi tra i diversi gradi di realtà, senza perdersi nel mondo delle apparenze. La metafisica vera è il cuore, lo spirito d’ogni dottrina e d’ogni cosmologia tradizionale, e altresì la meta d’ogni autentico percorso di conoscenza spirituale. Per gli orientali, ma anche per gli antichi nostri, ogni cosa discende e acquista significato in rapporto a questo centro che precede la fisica. Di ciò abbiamo una conferma “per assurdo” come direbbero i matematici, dai risultati più recenti della fisica moderna: possiamo infatti ormai constatare che senza la metafisica la fisica stessa si sfalda.

Come disse il Buddha Shakyamuni: «L’intero universo è la terra di Buddha, se non la consideriamo così, non vi sarà alcun universo» (Dogen Zenji, Shobogenzo).

Se molte scuole buddhiste appaiono talvolta a osservatori parziali essenzialmente antimetafisiche (e forse la lettura è anche giustificabile per certe scuole del Piccolo Veicolo, ma davvero ingiusta per le scuole Mahayana), ciò dipende proprio dal fatto che uno scopo preliminare della dottrina è svelare l’illusione del mondo fisico: eliminando (dalle ruminazioni mentali) il principio di realtà della fisica, lo Spirito, l’Atman (quella «luce infinita che è il sé esistente prima della nascita dei nostri genitori» e che, sempre secondo Shakyamuni, «contiene l’intero universo»), ovvero le radici metafisiche dell’albero rovesciato in continuo divenire che chiamiamo universo, si



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